ALMA MATER STUDIORUM
UNIVERSITÀ DI BOLOGNA

CENTRO
«GINA FASOLI»
PER LA STORIA
DELLE CITTA


Descrizione del codice

Archivio di Stato di Bologna, Demaniale, Ospedale di S. Maria della Vita, Campione, serie X, 14 (248), 1585-1601

Il Campione di S. Maria della Vita – conservato all'Archivio di Stato di Bologna, Ospedale di S. Maria della Vita, serie X, 14 (248), 1601 – è stato realizzato fra il 1585 e il 1601. Fu iniziato da Agostino Banci e da Cesare Letti e portato a termine da Francesco Fabbri, persone delle quali nel codice non viene indicata la qualifica, ma che presumibilmente hanno lavorato utilizzando gli archivi della Compagnia ed eseguendo le miniature degli immobili. Il lavoro è quindi stato firmato dal solo Fabbri, cosa che egli ha fatto con grande preoccupazione, e scusandosi con i lettori con frasi che da una parte testimoniano la devozione per l’istituzione che gli aveva commissionato il lavoro, dall’altra tradiscono la preoccupazione nel licenziare un lavoro complesso e anche di alto costo di esecuzione. Il Fabbri però era anche convinto della buona qualità del lavoro e ha voluto spiegare come sono stati censiti gli immobili e come si è proceduto:

«... Essendo già circa sei anni che fu posto in pittura detti casamenti, botteghe, buse et possessioni, nel modo che si vede prima che si desse a fare queste scritture, la qual pittura quando fu fatta fare fu con pensiero per quello si scorge da dette pitture di principiare a mostrare li beni dell’Hospitale nelle Pescarie, et dare principio nel cantone che è sotto la sagre­stia della nostra chiesa, nel qual luoco vi è la busa che di già era signata di lettera A e doppo fu signata n. 1 et di presente è signata n. 29, et si crede che volessero principiare a detta busa come alla più antica cosa che possedè l’Hospedale» (c. 176v).

Il risultato in realtà è di grande rilievo, perché, sebbene in anni non lontanissimi il codice sia stato mutilato di 7 pergamene intere e di 22 miniature relative agli immobili rustici, il Campione di S. Maria della Vita è il più bel libro di case che si sia conservato a Bologna, sia per la grande dimensione delle immagini (cm2 441), sia per l’accuratezza dell’esecuzione, sia per la sostanziale fedeltà al modello originale. Non hanno per fortuna trovato l’amatore – o forse l’amatore non ha fatto in tempo a portare a termine la propria impresa – le 37 miniature relative agli immobili urbani di proprietà del­l’Ospedale, la miniatura dell’ospedale di S. Antonio di Medicina e quella raffiguarante i rustici della possessione Il Piano di Medicina. Si conserva inoltre la miniatura iniziale rappresentante il beato Ranieri Fasani, fondatore del movimento dei flagellanti, da cui nacque la Compagnia dei Devoti, che nel 1287 acquistò i primi immobili in via Pescherie per installarvi l’ospedale, che cominciò a funzionare dopo poco.

Del grosso codice viene qui riprodotta solo la parte principale di tutte le miniature, cioè il riquadro centrale con l'immagine dell'immobile. È integralmente trascritta la parte descrittiva collocata dall'autore sotto l'immagine. La cartulazione è quella antica, per consentire di utilizzare i rimandi interni al testo fatti dall'autore, mentre fra parentesi tonde è indicata la cartulazione moderna. I numeri di riferimento sono quelli che l'autore ha indicato in un cartiglio posto sulla facciata dell'edificio.

Le case e le botteghe ritratte nelle miniature del Campione costituiscono un nucleo patrimoniale di notevole valore, dal quale l'Ospedale ricavava ogni anno 7.076 lire per gli affitti, più 5 paia di capponi e 104 libbre di pesce ( = kg 37,63), distribuite fra Natale, Pasqua e la Madonna d'Agosto, quali censi aggiunti ai canoni d'affitto di alcune botteghe, in particolare delle buse ad uso di vendere pesse – specie di seminterrati in parte ancora superstiti, utilizzati quali negozi per la vendita di frutta e verdura – che furono sistemate all'inizio del '400, come si dirà più avanti.

I canoni più rilevanti non erano però stati attribuiti alle buse di via delle Pescherie, bensì ai negozi in cui si te­neva banco, cioè il cambio, oppure nella proffumaria di Leandro Bolognini, o nell'osteria delle Pescherie di fronte alla chiesa di S. Matteo, oppure nelle case d'abitazione e nei filatoi da seta situati dietro al Reno (oggi via Rivareno), nella zona di S. Felice.

La descrizione degli immobili affittati parte da quelli situati in via Clavature, gira a descrivere quelli che si trovavano sotto il portico dei Banchi – allora recentemente (1559-1580) sistemato su disegno del Vignola, nella forma che ancora oggi si vede – proseguiva poi per tutta via delle Pescherie, raggiungeva la chiesa di S. Matteo, che era in angolo con l'attuale via Drapperie, censiva gli edifici di quella strada per raggiungere di nuovo via Clavature, completando l'isolato. Inoltre sono poi indicati gli edifici di vicolo dei Ranocchi, situati accanto alla scomparsa chiesa di S. Alò, dove l'Ospedale aveva ottenuto di creare un proprio cimitero, una bottega adibita a magazzino nella ruga degli Spedali, odierna Caprarie. Fuori della zona centrale c'erano una casa d'abitazione in S. Leonardo, un mulino con ruote per arrotare nella Molinella (dietro il Canale di Reno, nell'attuale via Marconi), due filatoi e una trentina fra case e appartamenti dietro al Canale di Reno.



Le miniature e i testi sono pubblicati in
F. Bocchi,
L'edilizia civile bolognese fra Medioevo e Rinascimento. Le miniature del Campione di S. Maria della Vita (1585-1601), Bologna 1990, pp. 6-90
Autorizzazione alla pubblicazione: 
Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. Archivio di Stato di Bologna, n. 212 rilasciata il 26.11.1990, prot. 5167/V-9

Sito ottimizzato per 1024 x 768 carattere piccolo